Ma a volte, nel tentativo di proteggerci, rischiamo di chiuderci.
Confondiamo l'ascoltarsi con l'isolarsi.
La differenza è sottile ma profonda:
ascoltarsi è riconoscersi, isolarsi è escludersi.
E tra le due cose passa gran parte della qualità della nostra vita emotiva.
Ascoltarsi è importante.
Significa riconoscere i propri bisogni, rispettare i propri limiti e i propri tempi.
Ma a volte, senza accorgercene, quell'ascolto si trasforma in difesa permanente.
Ci diciamo "ho bisogno di stare da solo" quando, in realtà, stiamo evitando il confronto.
Evitiamo gli altri non per rispetto di noi stessi, ma per paura di essere visti — o fraintesi.
La solitudine sana ti nutre.
L'isolamento, invece, ti svuota lentamente.
Non è semplice distinguere dove finisce il tempo per sé e dove inizia la chiusura verso gli altri.
Una bussola semplice:
L'ascolto è un ponte.
L'isolamento è un muro.
E a volte basta un piccolo passo per tornare dall'altra parte.
In momenti di stress, dolore o confusione, il cervello prova a proteggerti riducendo gli stimoli sociali.
È naturale: meno contatti = meno possibilità di essere feriti.
Ma se quella protezione diventa abitudine, il sistema si irrigidisce.
La mente smette di cercare connessione e inizia a credere che stare soli sia più sicuro che essere compresi.
La verità?
Abbiamo bisogno di entrambi: spazio interiore e contatto esterno.
Uno nutre l'altro.
Ascoltarsi senza mai condividere è come respirare solo a metà.
Ecco alcuni segnali che indicano che il tuo ascolto sta diventando isolamento:
Non sono fallimenti.
Sono segnali che dicono solo questo:
hai bisogno di riequilibrare il tuo ascolto, aprendolo anche verso fuori.
Il vero ascolto non è un atto solitario.
È un movimento circolare: entra dentro di te, poi torna verso gli altri.
Non devi aprirti con tutti.
Basta una persona sicura, un amico, un terapeuta, o uno spazio come Hiro — dove puoi esprimerti senza giudizio.
Evitiamo di parlarci perché pensiamo "tanto non capirebbero".
Ma la connessione non nasce dalla perfezione della comprensione, bensì dal tentativo.
Condividere non è debolezza.
È fiducia. È coraggio. È umanità.
Quando smetti di isolarti e torni a condividere:
La connessione non risolve tutto,
ma riduce il peso.
Perché quando condividi, non solo esprimi: liberi spazio dentro di te.
Ci hanno insegnato a cavarcela da soli.
Ma nessuno cresce in isolamento.
Anche il dialogo con te stessə diventa più vero quando esiste qualcuno che ti ascolta.
Hiro nasce da questa idea:
il primo passo è l'ascolto interiore,
ma il secondo è la connessione.
Ascoltarsi non significa bastarsi:
significa prepararsi a incontrare gli altri in modo più consapevole.
Ascoltarsi non è chiudere la porta.
È aprirla con calma.
È sapere quando restare dentro e quando tornare fuori.
Crescere non è diventare indipendenti da tutto.
È imparare a scegliere.
"L'ascolto non ti separa dal mondo.
Ti insegna solo a tornarci in modo più vero."
Be your Hiro!
